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Anchise Picchi

 

 

 

 

 Pochi giorni fa si è spento all'età di 96 anni, a Collesalvetti, un grande vecchio della pittura, Anchise Picchi. L'infaticabile creatore di moltissime opere, tra cui recenti esperimenti di grafica computerizzata, è stato prolificamente impegnato per tutta la sua lunga vita lavorativa. A lui La Ballata ha dedicato due copertine, nel giugno 2000 e nel marzo 2002. Riportiamo volentieri alcuni commenti allora pubblicati.

Anchise Picchi: il pittore del possibile

di Giuliana Matthieu

I punti di riferimento nell' arte di Anchise Picchi sono vari e molteplici.

Ai suoi tanti anni di esperienza e di lavoro si deve una tecnica formalmente perfetta che coniuga abilità di manipolazione di mezzi espressivi (carboncino, olio, matita, sanguigna e per ultimo il computer), alle problematiche del nostro tempo. L'artista affronta l'idea portante. Viviamo in un mondo di comunicazione e l'immagine è diventata ormai strumento di tale comunicazione, ottenuta con i mezzi più svariati: lastra fotografica, legno, argilla, carta da disegno, tavola di compensato, fotocopiatrice, ma sempre e pur meglio con la magia dei colori che ti avvolge anzi ti travolge nelle emozioni che sa suscitare. Nel suo lungo percorso artistico, che inizia alla fine degli anni 40 con un avvio scultoreo, il nostro è passa­to alla pittura a olio (non trascurando acquerello, tempera, affresco, pastello), della quale si è servito per affrontare i grandi, immutabili temi dell'umanità: la­voro, famiglia, amore, tramite la raffinata percezione del mondo interiore, letta attraverso il filtro della saggezza arcaica. Nella ricerca di nuovi linguaggi, superato un primo periodo di tradizionalismo macchiaiolo, l'artista, con l'inquietudine che si porta appresso sin dai vent' anni agrodolci della giovinezza, si distoglie da un percorso obbligato e si presenta in maniera completamente diversa, in una visione simbolico-surrealista, che applica una maggiore tonalità chiaroscurale alla semplice lezione visiva. Ma l'artista anche dopo questa esperienza, continua a spiare il mondo circostante e cerca di colmare il vuoto del quotidiano gettando lo sguardo alla perfezione della figura umana e del paesaggio, nella lettura dei loro codici espressivi ed estetici. Nasce così il terzo periodo che rispecchia in toto l'anima mundi, nella visione di agricoltori al lavoro, di campagne setacciate dalla falce, nella convinzione che un pre­sente privo del passato non possa esistere. Neo o post-divisionista, per quella grumosa consistenza, sfalda tura di ogget­ti, certamente fedele a un suo codice di lettura, sensibile alle istanze del suo tem­po, nell' interpretazione dei ruoli e dei si­gnificati della vita. Picchi rifiuta l' omologazione accademica, per prendere a piene mani ispirazioni dai temi, dai valori del nostro tempo, sperimentando nuove tecniche, con immediata naturalezza, rompendo gli schemi tradizionali. Il tema dominante della sua opera è pur sempre l'uomo con tutta la sua problematica, le urgenze del quotidiano, le allusioni alle tante argomentazioni, espresse nelle infinite variabili dell'inconscio collettivo e comunque del nostro vivere. Una personalità pluralista così come la sua pittura, anticonformista e indipendente, curiosa per tutto ciò che è innovazione e deside­rosa di cogliere attraverso l'arte la realtà, sempre tuttavia in costante fusione con l'interiorità. I disegni peraltro numerosissimi in questa antologica (circa 600) si offrono alI'occhio come provocatori dettagli di un mondo in estinzione, disegnato da contorni neri e marcati che ne sottolineano la drammatica urgenza e la prepotente vitalità. Ad invadere lo spazio pittorico sono invece i segmenti, l'individuazione mai chiassosa delle figure in movimento, quasi esemplificazione poetica delle mansioni umane, di virginali sguardi di fanciulle nella magica osservazione del reale

La sua pittura viva e armoniosa (Nottur­no, Il Boscaiolo, Canne al vento, La Bambinaia, Sandro sul coppo, Vendemmia, Donna al pozzo), insegue la perfezione estetica, uscendo tuttavia dalla didascalica avventura della pura descrizione, perché commenta con la verità di un dettato sentito, il cammino dell'uomo. Ritratti, paesaggi, nature morte: analisi piacevole di un mondo in movimento capace di resistere all'usura del tempo per la semplicità di coglierne la multiforme espressività.

I temi proposti dal nostro sono molteplici e abbracciano aspetti urbanistici, antropologici, paesaggistici e naturalistici; possibile cogliere attraverso la sua produzione peraltro vasta, il senso di un pas­sato che affiora, spesso con note di malinconia, su volti segnati dal tempo. Lirismo plastico, slancio e descrittiva in forma quasi epigrafica, così da offrire all'osservatore un ampio panorama compositivo racchiuso in una cornice di volti, figure, paesaggi. Mai pittura di tendenza od' occasione, ma stesura rigorosa di un' opera che riflette un momento storico.

La vecchiaia, si dice, è l'epoca della saggezza, ma è altresì quella della riflessione e della stanchezza, perché il vecchio, e Picchi anagraficamente lo è, non riesce a tenere dietro alla rapida mutazione dei tempi. Tuttavia l'aver tanto vissuto e lavorato è una fortuna, un puro fatto che acquista un valore unicamente attraverso una longi temporis prescriptio, nel tentativo di sempre d'innalzare il reale al livello dell'ideale. Il desiderio in fondo dell' artista di concretare il disegno interiore che lo prende nel periodo dell'ideazione del progetto e lo accompagna fino alla liberatori a rifinitura, che nel caso di Anchise Picchi, non è mai mancata.

 

 

 

 

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