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Il cielo (non) può attendere.

No, non si tratta del film di Ernst Lubitsch (1943) dove l'impenitente donnaiolo Henry si presenta alle porte dell'inferno e Lucifero lo giudica meritevole di salire "in alto". A traghettare in cielo la nostra affabile Francesca Egizia Razzauti, viva e impegnata, sono solo tele, colori a olio e pennelli. Il cielo è la sua passione? Tenendo bene i piedi per terra la pittrice l'osserva e spicca il volo a coglierne le infinite mutazioni e umori mentre fisicamente si trova davanti a un cantiere, a un dorato orizzonte, a carrellare un litorale arruffato dall'impeto di una mareggiata o tranquillato dalla impellente solarità.  Ma il cielo, rispetto alla terra dalla quale s'innalza e copre, occupa almeno tre quarti di spazio rispetto alla dimora dei mortali. Non è la prima artista né sarà l'ultima a operare una "Rosso di sera..." olio su tela cm 60x40 - 2006scelta del genere e verrebbe da chiederle cosa la muova. È accaduto anche a me dipingere dai piani a tetto in su, magari con una cornacchia assorta su una antenna, simbolo per ora del connubio fra natura e artificio. Mi sono risposto che si trattava di un distacco, di una fuga ancestrale dimentica degli elicotteri, dei missili, delle sonde e navicelle spaziali, che ci sono, ineluttabili, oppure pedestremente solo dell'ansia di un sopravvissuto che anela alla impossibile liberazione dall'incontenibile brulicare di motori, dalla petulanza dei cellulari che addormentano la percezione visiva, dagli effluvi mefitici del carburante bruciato e tanto altro ancora non ignoto al pedone e al videodipendente. Per questo ho forse guardato solo a partire dall'ultimo piano. È stato così anche per Francesca Egizia? Chiedetelo a lei davanti a un suo quadro che parla di cielo e sarà una conversazione piacevole perché fintanto che non saremo tutti clonati col volto cancellato come i servitori del Cobra nei fumetti del mago Mandrake, resisterà la diversità individuale. Nuotiamo da sempre nelle contraddizioni che mutano e ci mutano, anche nell'arte, come la sbornia di velocità profeticamente propostaci da Boccioni & Co. fattasi al presente quotidiana arma letale. Tuttavia conserviamo, come nelle scatolette degli odierni gatti, qualche "rustichino" e "dadino" di ineffabile celeste a volte oscurato da tragici destini. Dunque il tema al momento caro alla Razzauti non è incongruo né pellegrino e se vuole Francesca potrà ulteriormente trattarlo perché, come ha scritto Courbet, repubblicano in politica e in arte un realista non certo castrato, se i quadri si potessero raccontare sarebbe superfluo farli. A Egizia diplomi e premi sono già statio dati da stimati esperti e non solo per i cieli dipinti, perché il suo repertorio è differenziato, coerente perfino nell'adeguarsi a un soggetto d'altrui scelta, è il caso di due recenti mostre collettive a tema. Poi nemmeno lei ignora che in tutte le discipline umane, sul podio più alto di noi stessi non si sale ogni volta, ma quando Francesca riesce, lampante è la sua appartenenza al popolo non bottegaio che sperimenta ancora direttamente l'esistenza con lo stupore del sentimento, analogamente al popolo del progresso tecnologico che prosegue alla scoperta di certezze promettenti un progressivo vivere migliore.

Brunello Mannini (scrittore)

 

 

 

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